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      ENCICLOPEDIA DEL COCKTAIL

      PREPARAZIONE COCKTAIL SCUOLA PER BARMAN SBL

      • Posted by Simone Sciascia
      • Categories ENCICLOPEDIA DEL COCKTAIL
      • Date Novembre 30, 2016

      La preparazione di un cocktail, come per qualsiasi ricetta di cucina, comporta una serie di fattori: la variabile principale è costituita dagli ingredienti e la loro quantità, quindi le tecniche e gli strumenti di miscelazione ed infine la presentazione.
      Ingredienti

      INGREDIENTI

      Gli ingredienti sono suddivisibili in tre categorie principali, ossia basi, coloranti ed aromatizzanti.

      Base: la base è l’elemento intorno al quale si costituisce il cocktail, di solito si tratta di un distillato bianco che dà struttura alla bevanda. In base alla caratterizzazione del liquore si avranno basi neutre (es. vodka o rum), parzialmente caratterizzati (es. whiskey o cachaça) o fortemente caratterizzati (es. gin o tequila)
      Aromatizzante: l’aromatizzante è l’elemento che arricchisce il ventaglio olfattivo e gustativo, liquori o creme sono generalmente quelli più usati che danno profumo e gusto.
      Colorante: il colorante migliora il colore e la piacevolezza della bevanda; è un soft drink come cola, tonica, sciroppi, frutta. Nel cocktail ne influenza l’aspetto visivo e il gusto.
      Decorazione: serve per migliorare l’impatto estetico della bevanda; alcune volte può anche variare l’aroma del cocktail, come ad esempio le “crustas”, ossia zucchero o sale passati sul bordo del bicchiere inumidito. Solitamente si utilizza frutta (bucce o spicchi di agrumi, ciliege sotto spirito, olive) o aromi (zucchero, sale, cacao, noce moscata).

      UNITA DI MISURA

      Il dosaggio degli ingredienti nelle ricette possono essere indicati con diverse unità di misura, a secondo della necessità, della tecnica e della nazione. Le principali unità di misura sono tre:

      Centilitri (cl.): è l’unità di misura più precisa, in quanto permette dosaggi molto piccoli. Necessita del jigger, attrezzo che permette di misurare precisamente la razione di liquido, e dell’utilizzo del bicchiere adatto alla ricetta, in quanto ogni bicchiere ha una capacità standardizzata. È il dosaggio utilizzato nello stile classico, dall’IBA[1], dall’AIBES[2], e dall’AIBM[3].
      Once (oz.): è l’unità di misura più quantizzata e rapida, ma meno precisa (un’oncia equivale a cira 3 cl.). Per calcolare l’oncia è possibile utilizzare il pourer, strumento utilizzato soprattutto nell’american bartending, stile che necessita di rapidità, ed utilizzata pertanto dai ricettari di tali categorie.
      Decimi (x/x): è l’unità di misura più adattabile. Può essere espressa in decimi, terzi, quarti o mezzi a seconda della ricetta. Nell’ambito del Barman classico l’AIBES ha iniziato ad usare la linea di ricette indicate in centilitri affiancata a quella decimale. I motivi del lento abbandono della notazione decimale vanno ricercati nella sua imprecisione e nel fatto che ogni bicchiere ha una capacità differente, e senza conoscerla a priori è impossibile realizzare un cocktail perfetto utilizzando il sistema in decimi, mentre il sistema in once e in cl non crea problemi di questo tipo.

      Vi sono poi altre unità di misura scarsamente utilizzate (es.cucchiai, spoon, parti) a causa della bassa precisione, o utilizzati solo per specifici ingredienti (es. gocce per l’Angostura).
      Tecniche di miscelazione

      Ogni cocktail necessita di una tecnica particolare di preparazione, che valorizzi gli aspetti gustativi ed estetici finali caratteristici di ogni composto. Le tecniche principali sono:

      Shaking (o Shakerato): gli ingredienti vengono inseriti in uno shaker pieno di ghiaccio e quindi mescolati tramite lo scuotimento dello strumento. Questa tecnica permette, oltre la miscelazione di liquidi difficilmente miscibili, un’ossigenazione e abbassamento della temperatura rapida del liquido.
      Stirring (o Mescolato): gli ingredienti vengono versati direttamente nel bicchiere o in un mixing glass e mescolati con uno stirrer o un cucchiaio da bar. Questa tecnica, utilizzata principalmente con ingredienti con densità simile, permette di mischiare dolcemente gli ingeredienti mantenendo al contempo le note caratteristiche degli ingredienti ben distinguibili.
      Straining: gli ingredienti vengono mescolati in un mixing glass o shakerati, quindi si filtra il composto con uno strainer nel bicchiere spesso precedentemente raffreddato. Questa tecnica permette di mescolare
      Muddler ( o Pestato): gli ingredienti solidi (Zucchero, frutta, herbe) vengono pestate con un muddler, per far fuoriuscire l’essenza.
      Build: gli ingredienti vengono versati direttamente nel bicchiere (solitamente shot) molto delicatamente, facendo in modo che i liquidi, che devono avere densità diverse, rimangano stratificati e non mescolati; solitamente, per semplificare il lavoro, i liquidi vengono versati sul dorso di uno stirrer o un cucchiaio da bar poggiato sul bordo del bicchiere.[4]
      Frozen: gli ingredienti vengono versati in un blender riempito di ghiaccio e frullati in modo da ricavare una bevanda simile ad un sorbetto.

      I DIFFERENTI STILI

      Lo stile del barman/barista può essere:

      Bartender
      classico
      flair bartender

      Il primo si riferisce a una costruzione del cocktail basata su tecniche americane e misurazioni in once (1 oncia = 3cl) utilizzando un sistema di conteggio chiamato free pouring ed è utilizzato da barman che lavorano in locali affollati. Il secondo a un barman da hotel dove il lavoro è più lento e ci si concentra principalmente sulla qualità; l’ultimo si ispira ad un modello di barman acrobatico, il cui scopo è far da bere a un medio livello dando spettacolo con simpatici movimenti acrobatici. Il flair, sostanzialmente, si distingue in due tipologie: il Working Flair e l’Exhibition Flair. Il primo è quello è finalizzato alla preparazione di uno o più cocktail. L’Exhibition serve, invece, per attirare il cliente al banco eseguendo uno spettacolo acrobatico con bottiglie vuote. Esistono competizioni su scala mondiale di questa disciplina, dette appunto Flair competition.

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      Simone Sciascia

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      Ho frequentato i corsi della SBL Work Academy consigliatami da un amico e, soprattutto, perché già appassionato del settore, posso affermare che una volta visto all’opera i ragazzi ne sono rimasto completamente affascinato non solo per per le tecniche di realizzazione di un cocktail ma soprattutto per il modo e lo stile con il quale viene preparato il drink oltre a questo lo staff super preparato e disponibile ti insegna l’importanza delle buone maniere, del bon ton e soprattutto dell’educazione la quale non deve mai mancare. L’esperienza è stata unica e mi è servita un sacco per apprendere cose nuove e migliorare. Consiglio SBL Work Academy a tutti coloro che volessero entrare a contatto con questa fantastica realtà ma con qualità e professionalità
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